Monumento all’incuria e allo sperpero di soldi pubblici, il sistema di innevamento artificiale da anni è alla mercè delle intemperie: il custode (e gestore) dovrà metterli al riparo entro 20 giorni a sue spese
PRATI DI TIVO – Un primo passo verso il recupero quantomeno di una situazione di decoro, in una stazione sciistica dove gli impianti di risalita rischiano di diventare un sito di archeologia turistica, lo fa il giudice del tribunale di Teramo che ha firmato l’ordinanza con cui fa carico al gestore (nonchè curatore giudiziale) Marco Finori di rimuovere e di trasferire in un luogo sicuro, “protetto e idoneo a evitare rischi per la pubblica e privata incolumità”, gli 8 cannoni sparaneve abbandonati da anni ai piedi dell’area sciistica dei Prati di Tivo. Finori ha 20 giorni di tempo per farlo e farlo soprattutto a sue spese.
L’intervento del giudice Lorenza Pedullà si è reso necessario perchè nei giorni scorsi è andato a vuoto il tentativo del Comune di Pietracamela di spostare quei cannoni (forse ancora recuperabili e comunque monumento all’incuria e allo sperpero di denaro pubblico) in un magazzino individuato a Bellante: al momento del loro recupero da parte dell’impresa incaricata, una non meglio identificata persona che diceva essere della società che gestisce e ha in custodia gli impianti, si era opposto, rendendo necessario l’intervento dei carabinieri della stazione di Pietracamela. I quali, fallita l’esecuzione dell’ordinanza sindacale, hanno rimesso un rapporto al giudice che adesso ha così deciso, imponendo a Finori quello che voleva fare il Comune.
La decisione del giudice potrebbe costituire un precedente importante, o almeno così sperano i ‘romantici’ e disillusi difensori dell’antica bella cartolina dei Prati di Tivo innevati e con gli impianti funzionanti: che anche le seggiovie ‘Quadriposto’ e ‘Pilone di mezzo’ vengano sottratte all’insulto delle intemperie, mai smontate dalle stagioni invernali e ormai diventate, appunto, testimonianza di archeologia turistica invernale. Anche questi due impianti, come i cannoni, sono di proprietà della Gran Sasso Teramano e rientrano nel ‘pacchetto’ di cura e gestione affidato dal precedente giudice alla ditta Finori.